2017 – Sogno Americano

Teatro Civico Garybaldi di Settimo Torinese
Da lunedì 12 a giovedì 15 giugno 2017

Drammaturgia collettiva e suggestioni da Arthur Miller
Regia di Jurij Ferrini
Assistente alla regia Rebecca Rossetti
Elementi di scena Laboratorio Ferrini&Minetti

con:
Federica Alloro, Paolo Canfora, Astrid Casali, Alessandro Cassutti, Giulia Cerruti, Lorenzo De Iacovo, Giulia Fratini, Caterina Gabanella, Lorenzo Goria, Flavia Gramaccioni, Federica Iacobelli, Erica Landolfi, Riccardo Lai, Monica Mana, Marta Montanaro, Agnese Mercati, Federico Palumeri, Irene Parenti, Stefano Paradisi, Andrea Peron, Giulia Pont, Silvia Rizzi, Carola Rubino, Elia Tapognani

1929, 1987, 2008.
Moe, Lee e Hannah Baum sono le chiavi di accesso a un quadro che attraversa il secolo delle più grandi crisi finanziarie della storia capitalistica. La famiglia Baum, come tutto il popolo americano, si ritrova ad essere come una zattera in balia delle onde che, incapace di determinare il proprio destino, non può far altro che aspettare che la tempesta passi. Così come per tutti gli altri protagonisti di questa commedia che attraversa quasi un secolo, il sereno è un continuo spiraglio in mezzo a un cielo grigio. In gioco c’è la capacità di resistere alle avversità. C’è chi perde il lavoro, chi perde la casa, chi perde la vita. Ci sono generazioni diverse che si mettono al riparo con le proprie possibilità. E in mezzo ci sono piccoli gesti come un fiore di prima mattina o un mojito sulla spiaggia che tengono insieme uomini che da soli non varrebbero una nocciolina.

“Ci troveremo a realizzare un teatro povero, sobrio, scarno dove solo la parola e gli attori saranno al centro della scena e sapranno relazionarsi tra loro e con gli spettatori, che sono da sempre e per sempre resteranno il motivo unico ed essenziale per il quale l’Arte dello Spettacolo esiste.

L’opera è un affresco sulla crisi economica del 1929, ma ci sono affinità con l’altra spaventosa crisi americana del 1987 e con la più celebre crisi mondiale del 2008. La nostra operazione è stata quella di spostare le lancette di questo orologio immaginario non solo indietro nel tempo ma anche avanti, fino ai fatti più recenti e alla crisi vissuta proprio dai nostri allievi, con il loro sguardo e le loro paure più profonde”.

Jurij Ferrini